Acerra-Coronavirus. Raffaele Piscitelli è guarito: “Ora voglio tornare a lavoro”

Ora è ufficiale, dopo tre settimane Acerra registra il primo guarito da Covid-19. Si tratta dell’infermiere Raffaele Piscitelli, primo caso positivo di Coronavirus in città. Raffaele, dopo alcune settimane e qualche momento difficile, ha ricevuto la risposta del secondo tampone negativo, e finalmente potrà uscire dall’isolamento forzato a cui era costretto e tornare a lavoro in prima linea per combattere il Coronavirus. A pochi minuti dalla sua negatività, abbiamo sentito Raffaele. Ecco le sue parole:

Raffaele com’è stata questa quarantena, che hai dovuto trascorrere da solo?

“Presumo che la mia quarantena sia stata simile a quella degli altri cittadini italiani in questo momento, se non fosse per l’isolamento e quindi la lontananza dai cari e dai familiari. Ero lontano dalla famiglia già da un po‘, perché lavoravo al Nord, e quindi ho solo completato il percorso di vita da fuori sede”.

Qual è stato il momento più duro?

“Il momento più duro è stato solo quando, purtroppo, è venuto a mancare mio nonno, al dodicesimo giorno di isolamento, e non ho avuto la possibilità di stare vicino ai miei familiari, né ho avuto l’opportunità di poter salutare il nonno. È una persona a cui tenevo molto, abitavamo insieme e quindi sono cresciuto con lui. Sapevo che improvvisamente si era sentito male, e quindi sono stati due tre giorni in cui, da lontano, cercavo di essere vicino ma non ne avevo l’opportunità, pur stando ad Acerra“.

Nel corso della tua quarantena hai avuto sintomi?

“Fortunatamente non si sono manifestati grossi sintomi, c’è stata una lieve astenia, quindi non mi sentivo nel pieno delle forze. Durante questo isolamento per fortuna avevo in casa tapis-roulant e altri attrezzi per allenarmi, e ho continuato l’allenamento e combattuto contro la situazione per riprendermi il più in fretta possibile.

Cosa ti ha fatto piacere durante questo periodo?

“Sicuramente la vicinanza di tutto il popolo acerrano e dei miei amici. Sono arrivati pacchi e messaggi di solidarietà tutti i giorni. Non mi hanno fatto mancare veramente nulla“.

Cosa ti ha innervosito invece in queste settimane?

“Sentirmi in forze dopo pochi giorni. Mi sono sentito ripreso, ma purtroppo ero costretto a stare a casa e non poter tornare a lavoro. Mi sentivo quasi in colpa a stare tutti questi giorni a casa in buone condizioni di salute”.

Cosa fari appena uscito dall’isolamento?

“Tornare a casa e riabbracciare i miei familiari e mia nonna”

E ora quali sono i prossimi piani?

“Dimenticare questa storia, tornare a lavoro con la speranza che passi presto per tutti, così da tornare alle nostre vite normali”.

Che cosa voi dire ai tuoi concittadini?

Bisogna stare a casa. So che è difficile per tutti soprattutto quando viene a mancare un nostro familiare o quando ci sono poche possibilità economiche, ma deve essere un impegno volto alla salvaguardia dei nostri cari, così da uscirne il prima possibile.

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